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Ci sono fatti e avvenimenti che, come un fiume carsico, si inabissano nella memoria per poi riapparire alla luce dopo molto tempo. Accade che qualcosa, una immagine o anche un odore, sia sufficiente a farlo riemergere.

Ieri ero alla Libreria dell’Automobile, per prendere il primo numero di automobilsport e per caso, girando fra il bendiddìo sugli scaffali, lo sguardo mi cade su un libricino vintage, dal classico look anni ‘60 con un titolo triste: Addio Bandini.
E’ un’ istant book scritto nel giugno del 1967, a meno di un mese dall’incidente del pilota Lorenzo Bandini, avvenuto sul circuito di Montecarlo alle 17,10 del 10 maggio di quell’anno.

Una tragedia inattesa per un campione dato per vincente, schiantatosi con la sua Ferrari 312 alla chicane del porto: l’auto sbandò, colpì una bitta di ormeggio, si impennò in aria e ricadendo sulla strada esplose in un terribile incendio. Per tre lunghissimi minuti l’auto bruciò e quando vene raddrizzata, si scoprì che bandini era ancora li, mentre si pensava fosse stato sbalzato in mare. Il suo cuore cessò di battere dopo 70 ore, anche se appena giunto all’ospedale di Monte Carlo, non avesse già nessuna speranza di sopravvivenza.

l’ incidente di Bandini … Io avevo sei anni in quell’estate del ‘67 ma il ricordo di quel nome mi ha fatto venire subito in mente le immagini dell’incidente. Le avranno date al telegiornale? le ho viste solo dopo come immagini di repertorio? no lo so, ma ricordo benissimo l’impressione che mi fece, quanto se ne parlò, e rimasi turbatissimo per la fine di quell’eroe, moderna versione del cavaliere Sans peur et sans reproche.

Nell’epoca in cui vivevo allora c’era una così grande fiducia nel futuro, l’Italia marciava nel benessere, due anni ancora e l’uomo sarebbe sbarcato sulla luna, non c’erano limiti alle nostre potenzialità e ambizioni… quella tragedia mi sembrò strana, stonava con quello che mi circondava. forse per questo mi colpì tanto.

Strano, subito dopo questo pensiero ( intanto avevo preso in mano il libro e lo sfogliavo) un’altro ricordo: la mia Scalextric C66 Cooper rossa, dalle ruote gialle, e quel profumo metallico ed elettrico misto ad olio che hanno le slot… La mia prima macchina e la mia prima pista, ci giocavo in quegli anni.
Non c’è nulla che leghi Bandini alle slot ( almeno per quanto ne sappia) se non nel mio ricordo ma sono intimamente legati, quasi a fondare nel mio immaginario la nascita di una passione che non mi ha mai lasciato.
Si era solo inabissata.

Le foto a commento di questo post sono state scattate alla mia copia e a una foto scattata a me nell’agosto del ‘67, verso l’Isola d’Elba dove avrei passato l’estate. Faceva caldo e la luce era accecante.

addio bandiniAddio Bandini
Di Franco Lini e Luigi Constantini
L’editrice dell’Automobile
Anno di pubblicazione: 1967
Testo in: Italiano
Tipo di copertina: Brossura
Pagine: 82
Formato: cm. 14×21
Foto B/N: 30

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