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Lo intervisto una sera di dicembre, arrivo tardissimo ed è buio da un pezzo. Ci troviamo nel Model Drome, al cospetto della sua bellissima pista. Nelle sue linee sinuose c’è tutta l’estetica Googie dello slottismo classico divenuto nel tempo un esempio di stile che non conosce età. Sta lavorando all’assemblaggio di alcuni pulsanti, tavolo ingombro di cavi, attrezzi, pezzi in plastica. “Continuo dopo” mi dice. Si fanno ore piccole qui. Non mi è mai capitato di incontrarlo prima delle 21 e andare via prima l’una. Stefano è uno a cui piace lo slotcar racing, nella sua grande tradizione classica. E’ una passione a tutto tondo e lo si vedeva dalla qualità di tutto il suo lavoro e dalle sue scelte che consideravo (prima di conoscerlo e cambiare idea) una coraggiosa operazione controcorrente.

Iniziamo subito parlando di slotcar racing, dell’esperienza all’estero, delle differenze fra i vari paesi.

“in Inghilterra hanno una cultura dello slot pazzesca, ” dice mentre ci prepariamo a registrare.
“… Hanno un altro spirito, unico, ad associarsi assieme…si gioca per girare. Mi dicono che spesso non ci sono neanche verifiche tecniche, perchè se bari perdi solo tu… in Inghilterra c’è un’altro spirito.

Beh, loro hanno il rugby, con tutto quello che ne consegue…il terzo tempo…

Vero, ma non per questo sono meno o più di noi: ognuno ha la sua tradizione e la sua cultura.

A proposito, non so se hai letto, ma dicono che in molti non saranno a Norimberga. Secondo me è un segno di crisi, ma anche un motivo di rinascita, e secondo me sarà – scusa se uso una parolaccia – attraverso la cultura.

Io la mia me la sono fatta in anni di lettura di uno dei più importanti forum , il “The Old Weird Herald”, puoi leggerlo per mesi senza aver neanche letto un decimo di quello che c’è, è una fonte inesauribile di informazioni… anche tante chiacchiere come in ogni forum. (confermo le parole di Stefano… OWH è fantastico… ndr) si parla sopratutto di metallo, i thread sulla plastica sono pochi, ma li tutto parla di slot sotto tutti i punti di vista.

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Andiamo subito al punto…cosa differenzia il “metallo” rispetto all’automodellismo plastico?

Secondo me è la prestazione della velocità senza compromessi. Il metallo e la plastica derivano entrambi dal modellismo, ma nel metallo la prestazione prende il sopravvento sull’estetica… E’ quello che vediamo in molte altre specialità modellistiche dinamiche: l’obbiettivo è quello di esasperare le qualità meccaniche e tecniche, non l’adesione alla realtà, e lo si fa per il piacere della guida.
Questo può non andare bene a tutti, ma a quelli a cui l’ho fatta provare qui, ti parlo di gente che ha fatto sempre plastica o altre specialità modellistiche quali rc elettrico/scoppio, hanno tirato fuori vocaboli come “orgasmico” e si sono divertiti come matti…

Sicuramente si stanno delineando due modalità di intendere lo slot (o forse ci sono sempre state): una va verso la simulazione automobilistica e la giocabilità, e l’altra più prestazionale, si concentra sulla dinamica della corsa.

Sono d’accordo… C’è una tendenza allo slot strategico ma a mio parere “mescolare” troppe cose… non è cosa che mi piace… Ci si avvicina troppo al realismo del “plastico ferroviario”… parlo del pit stop, al rifornimento, per intenderci… al modellismo a discapito del piacere di guida… troppa strategia importata dalla scala 1:1 proprio non mi piace! Questo non vuol dire che nel metallo non ci sia strategia nelle gare, anzi…ma sono strategie derivanti dalla scala di automobilismo che si sta utilizzando, e sono diverse anche tra l’1/32 e l’1/24.

Tornando alla guidabilità, com’è nel metallo? Quali sono le differenze con la plastica?

Per quanto riguarda la plastica, lo chiedi alla persona sbagliata! Ci avrò corso quattro volte nella mia vita. Diciamo che sono due tipi di guida diversi a parità di divertimento. Nel metallo il primo approccio secondo me è più facile della plastica. Per chi parte da zero nel metallo, sopratutto su una macchina stock, è più difficile uscire dalla pista, cosa che invece spesso non accade usando una macchina di plastica tirata fuori dalla scatola senza preparazione. Anche la pista fa la differenza: quella in plastica ha difficoltà e variabili maggiori, quella in legno è un bigliardo e ti puoi concentrare solo su quello che conta: la velocità.

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A proposito di preparazione, quanto conta nel metallo?

Secondo me in generale nello slot non c’è gusto di guida senza preparazione, c’è a chi piace solo guidare, ma non fa parte della mia filosofia. La preparazione fa parte integrante dello spirito slottistico e ti permette di avere un’esperienza piena dell’agonismo, altrimenti diventa un’esperienza fine a se stessa e che alla fine può stancare velocemente.

Allora questo è il lato modellistico del metallo?

Il modellismo per me è creare, partendo dalle sue parti sino a vederla girare, capire le ragioni per cui si comporta in un certo modo, il modellismo per me non è il collezionismo di “modelli in miniatura”, tanto per lo statico quanto – a maggior ragione – per il dinamico.

Sono d’accordo! Il bello del modellismo dinamico é nella creazione modellistica come l’hai descritta, con tutta la sua imponderabilità: quello che hai preparato e andava perfettamente nelle prove, poi non va più in pista il giorno dopo…

… E posso dirti i “cento motivi” perchè è così: i contatti elettrici, la pista, motore, gomme, temperatura, umidità, ma ce ne sono almeno altri venti che fanno la differenza, a volte da un’ora con l’altra.
Bisogna sapersi adattare al mezzo e alle condizioni fisiche che si hanno in ogni momento. Ma con l’esperienza impari a capire cosa può influire o meno.

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Parliamo ora della tua pista, la “Tricolore”. Te la sei inventata tu o ti sei ispirato a qualcosa?

Il disegno è mio. Ad essere sincero le persone a cui avevo fatto vedere il progetto mi dicevano che ero pazzo, con tre ponti, un doppio ponte così lungo sopra il contro rettilineo… Per realizzarla ho imparato ad usare Autocad, e grazie ai tracciati predefiniti che mi diede un amico, ho realizzato duecento schizzi, e questa è una di questi. A riguardarli forse non è in assoluto la migliore, ma è il tracciato più originale fra tutti, e non mi sembra che vi siano tracciati simili in giro. Ovviamente l’ho disegnata anche pensando allo spazio e alla visibilità migliore possibile tenendo conto anche dei commissari in mezzo alla pista e l’ho sviluppata soprattutto in lunghezza, per posizionarla al meglio qui dentro.

E il nome? perchè Tricolore?

Praticamente quasi tutte le piste hanno un nome in inglese/francese-canadese/o altra lingua, anche molte italiane. E dato che noi italiani non siamo proprio gli ultimi, nel metallo abbiamo alcuni piloti di altissimo livello (pluricampioni mondiali), mi sono detto che volevo una pista che immediatamente si facesse riconoscere come italiana (sia in foto, vedi il bordo, che dal nome) . Ed ecco Tricolore.

Tricolore è una pista che chiunque può affrontare o è per esperti?

Questa è una pista semplice da imparare a mio parere e chi è venuto dalla plastica lo ha confermato, abituato a fare piste molto più tortuose. I “metallici” invece la considerano abbastanza tecnica, particolarmente difficile in alcuni punti, perchè vengono da piste 8 corsie molto scorrevoli, dove il ritmo non viene interrotto in un paio di occasioni come sulla “Tricolore”.

Si abitueranno!

Eh, sì l’ho pensato anch’io, ci sono molte piste scorrevoli in giro, ed è giusto provare a fare qualcosa di diverso. Comunque non è difficilissima, ho girato su circuiti in legno decisamente più impegnativi…

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Se io dovessi dirti: fammi una Tricolore! quanto costerebbe?

Non ha prezzo! Per il semplice fatto che non riuscirei a quantificarti le ore di lavoro spese su questa bestia… se parliamo di costi materiali… solo di impianti supera i quindicimila euro tranquillamente, la pista in se… dai sette ai diecimila. A questo bisogna aggiungere i quattro anni di lavoro… centinaia di giornate e nottate.

… E Adesso dopo aver speso centinaia di ore di passione (e denaro) cose ne vuoi fare?

E’ difficile dire che cosa voglio che sia. Voglio che sia un posto dove la gente possa tirare fuori quello che io ho tirato fuori con le slot: cioè vena tecnica, creatività, voglia di stare insieme, divertirsi, competere… dirti che cosa sarà nel futuro è ancora prematuro, sicuramente non posso vederlo come un Club, inteso nel senso stretto della parola, perchè non sorge in un luogo pubblico ma è privato (nella zona industriale di Peschiera Borromeo, alle porte di Milano ndr), non si configura come società fra persone… dunque non vedo al momento questa via…questo lo vedo come un impianto dove si svolgono gare, oggi di slot ma domani possibilmente anche di altro modellismo dinamico.

Bene, secondo me vai nella direzione che ho sempre auspicato per lo slottismo del futuro: la pista come servizio di gioco aperta e non come espressione di un nucleo di giocatori. Un po come tornare alle origini. Hai avuto una risposta alla tua proposta?

E’ ancora troppo presto per me. Siamo ancora in fase “sperimentale” ho diverse idee, ma ancora abbiamo bisogno di tempo. Nell’attesa molta gente mi ha chiamato / contattato per sapere quando facciamo gare, che categorie ci saranno, eccetera… l’evento inaugurale è andato molto bene, tante persone si sono divertite, molti curiosi, c’è tanto potenziale… vedremo!

Ma è tua intenzione comunque aprire uno spazio che faccia anche da “promotore” della cultura slot?

Senza dubbio. Parlando con i curiosi venuti, mi rendo conto senza per questo essere un “divulgatore” del verbo slottisitico, che la necessità di far conoscere questo sport c’è e l’interesse pure.

Credo sia necessario tornare a parlare con la gente. In fondo un posto è quello che è, perchè dialoga con quello che gli sta attorno. E Model Drome ha le caratteristiche giuste e si presta bene…

Sì. un luogo di gioco come Model Drome deve essere un posto dove hai piacere a venire anche senza gareggiare, magari anche solo per parlare e scambiarsi opinioni tecniche, per condividere un momento di divertimento, dove sentirsi a proprio agio. E ovvio: come slottista e come giocatore mi sono divertito anche in posti dove il luogo e i servizi connessi non erano certo il massimo, ma non ha importato. Certo che oggi la differenza la fa la qualità, sicuramente.

Finiamo parlando di comunicazione. Grafica, sito web, pagina facebook… mi sembra tutto curato.

C’è stato un gran studio dietro colori, logo, caratteri, e il sito conto di sistemarlo a breve. Abbiamo avuto un bel responso e il web sarà sicuramente uno dei punti forti della nostra comunicazione, sopratutto per l’estero…

Si è fatto veramente tardi, siamo stanchi entrambi. Lascio Stefano come sempre a notte inoltrata. Io non ho avuto modo di far girare una slot in pista, e lui deve continuare e finire i pulsanti. Tornando  verso  casa,  penso all’intervista e a quello che  mi ha  colpito di  più, quello che  è al  centro della  differenza fra la scuola classica in metallo e  la  plastica. Personalmente ho un grande interesse verso gli aspetti strategici e la giocabilità nello slotcar racing, e lo considero il suo futuro.
Ma non è possibile non rimanere coinvolti dalla eleganza e dalla pulizia formale del grande slot racing classico, della coerenza delle sue regole e del suo fine ultimo: il controllo della velocità, il  puro gusto della  guida.
Lunga vita al metallo.

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Le foto sono tratte dal post Opening Race Model Drome & Pista Tricolore dal forum tuttoslot.it.

Ringrazio Stefano Mirabelli  per  avermi concesso la sua  intervista e  sopratutto ad avermi aiutato come correttore di bozze di una innumerevole serie di errori di “stompa”. Ho  cambiato  alcune  foto in corso d’opera, mettendo solo orizzontali, necessarie per una buona visualizzazione sui dispositivi mobili che poco gradiscono le immagini verticali…

Model Drome
Via Walter Tobagi, 8/1
20068 Peschiera Borromeo (MI)
e-mail: info@modeldrome.it

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Giocare per me da bambino è correre dietro una palla, lanciare un aereoplano con l’elastico o un razzo col paracadute. Poi, più grande diventa guidare la macchina filoguidata, o il camion ribaltabile con le luci e la sirena. Poi la macchina radiocomandata via via più grande e sofisticata, e poi…. Potrei andare avanti a lungo a elencare tutte le esperienze vissute giocando (me le ricordo tutte) e non una non riguarda l’abilità, la velocità, la competizione...

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