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Guardando i  modelli di  Daniele Ostorero e di suo figlio Gianluca, è certo che la prima cosa  che ci si domanda non è come sono fatte, piuttosto quale  magia ha rimpicciolito le auto.

Si chiama sospensione dell’incredulità, quello stato che  ci spinge a credere alle  belle storie e ad emozionarci di  fronte ad un buon film, ed  è anche quello che  ci si lascia  prendere di  fronte alla qualità di certo modellismo.

Credo di  non dire  nulla di nuovo a  proposito,  ma sono certo  che  non sfugge a nessuno che il loro  lavoro  ci  porta dritto nel cuore dell’esperienza  modellistica, nella capacità di  trasferire  nel modello  un  “qualcosa” che imprime  una  firma riconoscibile a prima  vista.

Ed è proprio  questo  “qualcosa” che  fa la grandezza dell’artigianalità, il “fare ad arte” che si  confronta,  oggi  più che  mai  con la  “tecnicalità” dei processi  e della  produzione,  cifra della nostra modernità. Sta in in equilibrio fra queste due  tensioni   la risposta? probabilmente sì ed è per  dare una  risposta a questo doppia ambiguità che mi sono immaginato le domande per Daniele, e lui ci ha dato la sua visione.
Eccola.

Daniele Ostorero

Voglio partire dalla domanda che generalmente faccio per ultimo chiedendoti: qual’è il tuo rapporto con l’innovazione e la tecnologia? Le nuove tecnologie hanno influenzato il tuo lavoro, o questo è rimasto fondametalmente immune?

Rivolta ad un anziano slottista e produttore di automodelli, potrebbe sembrare scontata la risposta, quando si nasce e ci si sviluppa con metodi tradizionali, ogni drastica evoluzione può avere l’effetto di uno sconquasso esistenziale definitivo e letale, ma non sempre è così.

A differenza di molti miei coetanei, io seguo con attenzione, non maniacale, ma con interesse, tutto ciò che può portare a dei miglioramenti, sia qualitativi, che di tempistiche di realizzazione e quindi se si può attingere a queste migliorie ben venga, ovviamente mai per moda o perchè lo fan tutti, semplicemente perchè trovo stupido non approfittare delle poche cose che la tecnologia ci può riservare.

A riprova di ciò che ti ho appena detto, da parecchio tempo usiamo il 3D per sviluppare i miei progetti, usufruiamo della prototipazione in 3D ed anche di vera e propria produzione di alcuni particolari col sistema SLS.

Ovvio che il fatto di avere a stretto contatto mio figlio Gianluca, aiuta molto nel ringiovanire le idee e l’approccio alla produzione, magari non avessi lui al mio fianco, continuerei a fare i prototipi totalmente a mano, come facevo negli anni ’70 – ’80 con le mie Formula 1 per i teams ed i loro sponsors.

 Per conoscere meglio l’oggi, vorrei che tu mi raccontassi come nasce e si porta a compimento un tuo progetto: le cornache ci raccontano di una tua prossima opera molto originale, che si discosta un po dal tuo flione principale, la formula 1

Partendo dal concetto che io vorrei poter riprodurre TUTTE le vetture da corsa di ogni epoca per pura passione, per rimanere nel mondo reale, ho spesso seguito il mio istinto, più che i parametri puramente commerciali, ovvio che in un mondo insano come questo, non sia la via migliore, però contro la propria natura interiore è difficile combattere, soprattutto quando è appagante.

Nello specifico si parte sempre dall’ individuzione della nuova “creatura”, su basi spesso diverse da modello a modello. Essendo stato a stretto, strettissimo contatto con la vera Formula 1, è ovvio che quello è il mio “parco giochi” preferito, ma ho disegnato e riprodotto anche delle GT, LM e Concept cars, oltre ad una nutrita serie di Indy cars, anzi la nostra prima produzione slot nel 2003 è stata proprio una prima serie di 5 Watson Offy degli anni ’60, che ha riscosso un grande successo.

In questa categoria abbiamo spaziato in epoche e tipologie tecniche di vetture molto diverse tra loro e come accenni tu nella domanda, stiamo risalendo la corrente per arrivare alla sorgente, nel 2016 si è svolta ad Indianapolis la 100 sima 500 miglia della storia, guardandole tutte in diretta da molti anni, sapendo già dal 2015, che la seguente sarebbe stata quella del centenario, mi sono messo a cercare dati e foto sia d’ epoca che recenti, ed ora siamo pronti per presentare la Marmon “wasp” di Ray Harroun, progettista e pilota di quella che è stata nella storia la vettura ed il pilota ad aver vinto la prima 500 miglia di Indianapolis. Modello non facile da realizzare, proprio perchè esula completamente dalle linee e spazi abituali per vetture molto più moderne, ma il risultato ci pare molto interessante…

 

il tuo lavoro rientra in una terra di mezzo fra il collezionismo e il dinamico, sia per la materia (la resina) con cui realizzi i tuoi prodotti, sia per il livello di dettaglio che lascia intimoriti: chi metterebbe in pista per una competizione una riproduzione da duecento euro?
Mi domandavo l’identikit del tuo cliente: che tipo di slottismo pratica? Certamente è un collezionista, ma allora perchè un modello dinanico?

Se non sapessi quanto sei appassionato, penserei che mi remi contro…scherzi a parte, esiste un fronte di collezionisti slot discretamente sviluppato nel mondo, ma molto frammentato all’ interno, mi spiego meglio : esistono vari tipi di collezionismo slot, quello per marca di vettura ( es. solo Ferrari, solo Porsche, ecc ), quello per marca di produttore slot, dai più antichi e storici, fino ai più recenti, quello per vetture di elevato livello artistico/modellistico, quello di vecchie schifezze dal punto di vista ottico/proporzionale, ma rarissime da trovare in giro per il mondo e mi fermo qui, ma sarebbe molto più lunga la lista delle tipologie collezionistiche.

Personalmente ho avuto l’ opportunità di andare a casa di alcuni nostri collezionisti e di vedere i loro modelli e devo dire che spesso si resta senza parole e non si capisce perchè tutti al mondo non diventino collezionisti di modelli slot……che sia di parte questa ultima affermazione ?!?! alla tua domanda provocatoria rispondo dicendoti che abbiamo anche ( pochi purtroppo…) collezionisti che acquistano 2 nostri modelli uguali, uno che non tolgono neanche dal cofanetto e mettono in bacheca/vetrina ed uno da sparare in pista.

A tal proposito con le nuove tecnologie di cui alla domanda n° 1, cercheremo col tempo di dare sempre più modelli che, all’ uopo, siano anche discretamente performanti in pista, poi starà al collezionista testare quanto veloce sarà il nostro modello.


vorrei tornare alla produzione, per avere un tuo parere.

Le tecnologie di stampa3dp sono non solo in questo piccolo mondo delle slot, un processo che prima di tutto sposta il focus della professionalità dalla realizzazione alla progettazione.
La progettazione fa la differenza, il modello si “plasma”, letteralmente davanti al monitor.
Sei d’accordo con questa visione? E in questa prospettiva, qual’è la tua esperienza in termini di progettazione?

I veri modellisti sanno alcuni piccoli particolari che fanno la differenza TOTALE tra un modello discreto ed uno fenomenale, e posso garantirti che queste differenze NON vengono fuori dal 3D o dal metodo vecchio e più tradizionale di progettazione e prototipazione, la differenza la fa solamente l’ occhio di chi progetta e la sua sensibilità, tanto che quando vedi un modello finito, non riesci a capire perchè sia così bello rispetto ad un altro simile, magari realizzato con le tecnologie più avanzate, ma a cui manca “qualcosa”.

Non è una situazione tipica ed esclusiva del modellismo, basta pensare a quanto una bella donna, ma non bellissima, riesca a suscitare emozioni solo ad osservarla, rispetto ad altre forse più belle di lei, ma meno affascinanti, stesso discorso per alcune opere d’arte di vario genere, tipo la musica o la scultura, in tutto ciò che rappresenta in qualche modo l’ arte, deve esserci un’anima ed anche nel modellismo e nello slot il discorso non si discosta di molto.

 

Sappiamo tutti che la 3dp non è e non lo sarà ancora per un po’ fatta per “i numeri”.
Dato per assodato che un produttore come Ostorero non è interessato ai volumi, e forse non lo sarà mai, ma certo è che la forza dirompente della stampa 3dp sta nella rapidità.
Se originariamente era utilizzata per la prototipizzazione “rapida” oggi di rapido è la produzione. Rapida e flessibile, perchè si può permettere di lavorare su piccole quantità e di riprodurle senza gli oneri di impianto. Come può la tradizionale produzione in resina resistere a questo vantaggio competitivo?
I tuoi modelli già utilizzano telai in stampa 3d SLS ( selective laser sintering ), pensi che passerai mai al “full 3dp made”?

Per riagganciarmi sempre alla domanda n° 1, sono 2 anni che Gianluca ed io, andiamo a vedere una fiera sul 3D, girando tutti gli stand e chiedendo se, come e quando ci sarà un materiale ed un metodo che annulli tutte le impurità superficiali, oltretutto ad un costo “ridicolo” per me sarebbe il massimo assoluto, potrei produrre tutti i modelli che ho in testa e dei quali ho già sviluppato i progetti anche nei dettagli, ma che probabilmente rimarranno dove sono adesso.

Per essere chiari, ho già 10 F. Indy di varie epoche pronte per essere prodotte ed almeno una quindicina di F1, ma dovendo sottostare a precise regole e capestri commerciali, oltre che di costi di realizzazione, ne usciranno una minima parte diluiti in alcuni anni.

Ovvio che con un sistema di 3D che non abbia bisogno dello stampo, ma che fornisca immediatamente il modello finito, sarebbe il sogno, soprattutto se il costo fosse molto contenuto.

Al momento non è ancora disponibile, ma penso che non ci vorrà un’eternità perchè lo si possa sviluppare e qui scatta un piccolo dilemma : ma sarà poi così eccezionale che chiunque sia in grado di sviluppare modelli di ogni tipo, spacciandosi poi per modellista ed appiattendo di conseguenza il livello standard della produzione ?

Ribadisco che non basta realizzare una riproduzione in scala di qualunque oggetto, se manca l’anima del progettista trasferita nel modello e se a breve tutto ciò diventerà una pratica quasi di gioco, penso che si perderà molto del fascino che ancora oggi si può trovare in alcuni modelli assolutamente artigianali.

Gianluca Ostorero

Torniamo ora al tuo lavoro, che non è solo quello di produttore, ma anche quello, in qualche modo, di promotore dello slot, e per questo hai avuto anche esperienze molto significative. Ce le puoi raccontare?

Da più di 10 anni siamo presenti a manifestazioni particolari, tipo Motorshow di Bologna ed Eicma in fiera a Milano, la maggior parte patrocinate dal COOU, il Consorzio obbligatorio degli olii usati, manifestazioni in cui si permette al pubblico di divertirsi gratuitamente con le slot su piste di varie grandezze e metrature, abbiamo usato piste a 4, a 6 ed 8 corsie, con modelli di F1, di GT, di LM series, ultimamente da due anni ad Eicma, anche con i sidecars in scala 1/32, che abbiamo prodotto per gioco, ma che adesso probabilmente metteremo in vendita in kit per gare negli slotclub, viste alcune richieste da slotclub soprattutto del centro e nord Europa.

Nel 2013 abbiamo girato le spiagge di tutta l’ Italia con una pista a 4 corsie montata di volta in volta sotto a dei gazebi partendo dalla Liguria, scendendo con varie tappe in Toscana, Lazio, Campania, fino alla Calabria e risalendo poi dalla Puglia con altre tappe fino al Friuli Venezia Giulia per un totale di 40 giorni, fortunatamente tra fine giugno ed inizio agosto, così le spiagge avevano modo di essere anche utilizzate a scopo turistico personale….

Intorno al 2010 abbiamo anche seguito alcune gare del campionato Internazionale della Superstars, con un box a noi dedicato nel quale avevamo montato una pista a 4 corsie sulla quale si sono divertiti piloti veri sia della Superstars series che del Ferrari Challenge, ed anche gli ospiti del paddok, sia a Monza, che ad Imola.

Tra le esperienze significative, anche se non slottistica, abbiamo realizzato appositamente per il COOU un diorama con una camion cisterna, del quale ne abbiamo prodotti un centinaio statici, ma uno in particolare, per noi, è importante, perchè è stato consegnato direttamente dal presidente del COOU a Papa Francesco in piazza San Pietro. ( ti allego la foto ufficiale dell’ Osservatore Romano del momento della consegna )

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