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Credo che tutti i lettori di Zot4Slot riconosceranno qualcosa di famigliare nelle parole di Angelo, un qualcosa che accomuna tutti noi. Si chiama passione.

C’è un simpatico motto sugli ingegneri che dice: “l’ingegnere sa tutto, ma nient’altro.”

È una battuta che strappa sempre una risata, e lo fa anche con gli ingegneri. Angelo Bonizzoni non ha fatto eccezione, ed è stato subito al gioco. Angelo ha scritto un pezzo importante della i storia slottistica italiana, e anche se relativamente in pochi lo conoscono, in tanti hanno giocato con le auto che lui ha disegnato da ingegnere progettista in Polistil nei tempi d’oro di questo gioco.

La storia dello slot non è solo storia di piloti e di piste, ma è anche storia industriale, d’impresa e di professionalità. Lo è stata sopratutto  in tempi non sospetti, quando lontani dalla globalizzazione la produzione era un fatto nazionale, quando i prodotti parlavano la lingua del posto nei quali si costruivano. Ora è diverso, fortunatamente o sfortunatamente, ma alcune questioni non hanno perso di avere la loro centralità.

Cos’è la buona progettazione? Come procedere per renderla sempre migliore e di conseguenza migliorare, innovare un prodotto? Angelo se lo domanda e si pone nella posizione di narrare la sua storia personale, che è storia industriale,  con lo scopo di dare una testimonianza e uno spunto di riflessione a chi si accinge oggi a fare il suo lavoro.

Credo che tutti i lettori di Zot4Slot riconosceranno qualcosa di famigliare nelle parole di Angelo, un qualcosa che accomuna tutti noi. Si chiama passione.

La passione è un distillato particolare di competenza, conoscenza, costanza e amore, e non credo di doverla spiegare, credo sia facile da riconoscere, per chi ne è dotato.

Con lo stesso spirito di Angelo anche noi a nostra volta, dedichiamo questo post ai giovani designer del secondo workshop di slot car design che si è concluso da poco allo IED, perché possono riconoscere a loro volta nel lavoro svolto, la loro particolare via alla progettazione e alla passione.

Angelo Says

POLICAR secondo il mio pensiero è stato il collante che unisce le nostre passioni giovanili e che ci ha fatto incontrare.
Dedico alla Polistil queste due righe di ricordo.
Devo riconoscenza a questa azienda che ha segnato da sempre il mio percorso di crescita in gioventù e professionalmente mi ha insegnato a rinnovarmi in continuità nella ricerca di nuove soluzioni tecnologiche innovative.

L’azienda ha iniziato la propria attività nel 1955. Con il logo APS i soci fondatori Eugenio Agrati e Ennio Sala vedono nell’ utilizzo della plastica la possibilità di realizzare giocattoli per bambini. Le amicizie, mi diceva il Sig. Sala, aiutano a crescere. Con il senso dell’ innovazione di Sala realizzano e stampano soldatini e le prime auto per il loro amico Perfetti (Brooklin chewing gum) da inserire in buste a sorpresa a 10 Lire. Era il 1960 e mia madre mi mandava a comprare il latte e a volte acquistavo una di queste buste a sorpresa. Un giorno, con il resto del latte ne comprai più di 10, da non riuscire a portarle a casa. Era troppo il mio desiderio di poter giocare con quei piccoli modelli e mi presi una bella sgridata da mia madre che mi fece restituire immediatamente le buste con sorpresa, con mio grande rammarico. Polistil APS aveva fatto breccia nei miei sogni.

Il successo di queste buste a sorpresa è grande, Sala e Agrati iniziano a investire per produrre modelli Militari e F1 in scala 1:41 con il nome Politoys. Agrati uomo commerciale riesce a introdurre, con grande successo, nei grandi magazzini dell’ epoca (Standa e Upim) i loro prodotti in plastica.
Il gioco dei bambini dell’ epoca si sviluppava sulla strada, disegnando piste sui marciapiedi con il gesso e sfidandosi nei pomeriggi dopo l’ orario scolastico. Nel frattempo si vedono nei negozi i primi modelli in scala 1:43 Corgi Toys, Dinky Toys, Solido e Mercury di Torino.

Seguendo questa nuova moda nel 1964 vi fu l’introduzione di modellini in metallo pressofuso, sempre più pesanti e veloci e dettagliati. Aspettavo con ansia l’ arrivo nei negozi di un modello nuovo, all’ epoca si parlava di uno, due o tre modelli nuovi all’ anno. Contemporaneamente allo sviluppo della pressofusione e poi iniettofusione in Lega di di Zinco (Zama) l’ idea della gioco dinamico inizia a prendere piede nei fanciulli più benestanti. Trenini elettrici e autopiste prodotte da Lionel e Tri-ang Scalextric sono il desiderio di molti ragazzi, ci giocano anche i Beatles.

Sala e Agrati vedono il possibile Business e pensano di sviluppare le prime autopiste italiane e nel 1963 nasce Policar in scala 1:32. Sviluppano con grande successo la scala 1:24. I modelli seno sempre più belli e veloci. Nel 1972 la Politoys è stata la prima costruttrice al mondo di vetture di F. 1, nel settore del giocattolo. Insieme Frank Williams realizzerà un bolide vero che gareggerà con lo Sponsor Omino Rosso. Quando nel 1974 il nome dell’azienda cambiò in Polistil, si riuscì a creare il centro principale di ricerca e progettazione dei primi modelli di ogni linea a Quinto Romano in periferia di Milano, L’ organico era composto da quasi 400 dipendenti.

I vero reparto produttivo però era a Chiari in provincia di Brescia con più di 800 dipendenti e più di 2000 persone di indotto esterno per gli assemblaggi. Era un periodo storico dove entusiasmo e ribellione regnavano in Italia, ma non vi era problema nel trovar lavoro. Sala e Agrati erano veri industriali sempre attenti alla soddisfazione dei propri dipendenti. Furono i primi a vendere

tecnologia, avviando con team adeaguati nuove aziende come per esempio McGregor in Messico. Purtroppo il grande successo venne ad affievolirsi quando furono danneggiati da una causa di spionaggio industriale che non consentì loro di sviluppare nel giusto modo le linee innovative dei modelli Radiocomandati.

Ebbi la fortuna di lavorare in Polistil. Esperienza che mi formò sia per la ricerca del miglioramento delle tecnologie, della precisione, sia la ricerca dellla scala e delle proporzioni nei prodotti. Quando arrivai nel 1974 a Quinto Romano eravamo 3 Disegnatori che sviluppavano le linee nuove di prodotto, con un bel laboratorio completo di termoformatrice, frese, tornio, pantografo, trapano, rettifica, le macchine utensili necessarie in quei tempi, per fare dei prototipi che potessero replicare il prodotto finito. Il disegnatore più anziano si chiamava Cattaneo mentre il mio capo ufficio era Zanardelli. Il capo ufficio Stampi era Doi, che qualche anno più tardi feci venire in Rivarossi come consulente, quando gestivo l’ ufficio tecnico RR.

Ricordo che quando venne venduta la Mebetoys alcuni loro uomini migrarono da noi in Polistil, tra cui Focali che gestiva la modelleria. Precedentemente le carrozzerie e le parti di un prodotto non si facevano con i modelli e le resine che poi venivano pantografate ma si lavorava direttamente l’ acciaio utilizzando dime e altre tecniche. I tasselli in acciaio erano paragonabili a vere sculture in negativo, nei casi migliori si ottenevano tramite coniatura. So che Zanardelli era uno di questi Artisti.

Un vero peccato che si sia perso il ricordo e la storicità di queste tecniche. Noi disegnavamo col Tecnigrafo e la china su lucido. La carta da lucido richiedeva l’ accortezza di eseguire tutti calcoli a parte, per poi ricordarseli quando si dovevano riportare le quote. Io utilizzavo carta da lucido pesante in modo che risentisse il meno possibile l’ umidità. Un Disegno in formato A0 poteva allungarsi di 4 o 5 mm da un giorno per l’ altro, a secondo se il giorno era secco o umido. La variabile del tempo incideva anche sull’ utilizzo del tipo di grafite della matita. Il disegno di una carrozzeria Policar Champion 175 richiedeva almeno 80 ore. Lo studio e tutti i disegni escluso il telaio che era già fatto e in comune ad altri modelli richiedevano almeno 170 ore di esecuzione.

La linea 175 venne tutta pensata e sviluppata, in quegli anni, dal nostro ufficio e anche presso le nostre abitazioni in orario post lavoro, come altre linee Dromocar o Champion 80 o alcune Evolution CanAm. I collaudi sulle piste prova erano giustamente severi si replicava il telaio e le parti meccaniche nello stesso materiale il tutto ottenuto di fresatura. All’ inizio dei test i motori esplodevano dopo 30 ore, poi Johnson ci fece un motore ad Hoc che risolse i problemi di durata. Successivamente al disegno del prodotto si disegnavano gli stampi, si eseguivano i modelli, le resine per poter effettuare la copiatura tramite Pantografo su tasselli in acciaio da tempera e poi si realizzavano gli stampi.

L’ avvento del disegno digitale 2D non fu di grande aiuto per quanto riguarda le tempistiche di esecuzione. Il progetto deve essere completamente rielaborato più volte per ricercare le forme e gli ingombri, quindi all’ inizio il meglio è schizzare su un foglio manualmente. Il grande salto di precisione, rapidità e qualità si ebbe dalla fine degli anni ‘80 con l’ avvento delle stazioni CAD 3D. Nel 1987 la prima stazione che acquistammo in RR costò 150 milioni di lire compreso il Plotter, si lavorava in formato UNIX. Era un programma militare e veniva memorizzato tutto su nastro. Con l’ avvento dei programmi per PC ora si possono ottenere precisioni non paragonabili ai risultati dei vecchi modelli degli anni 60.

In quegli anni era la mano dell’ artista e il suo genio che consentiva il bel risultato. Il mondo va avanti e io ho sempre creduto che si debba migliorare. I tempi e gli investimenti con l’ avvento del 3D variazionale si sono ridotti del 40%. E’ ovvio che nel frattempo sono nate tecnologie che allora si vedevano con entusiasmo ma non si conoscevano i loro limiti. Macchine a controllo numerico, elettroerosione, elettroformatura, CAM e CAE, macchine da esportazione di truciolo ad alta velocità, trattamenti superficiali, Foto tranciatura chimica, tampografia e utilizzo del laser per le incisioni e il taglio…

Tutto questo ci porta ai giorni nostri. Se dovessi pensare ad un nuovo modo di progettare, ritengo fondamentale individuare molto bene il Target, gli spazi di mercato e le opportunità che scaturiscono e quindi è necessario fare dell’ottimo Marketing. Il designer dovrà pensare e schizzare a mano fintanto che non vi sarà una macchina in grado di comunicare in pieno con la sua mente e trasferire su CAD il disegno pensato. E’ ovvio che la progettazione sarà modellare in 3D visibile tramite ologrammi che consentano di migliorare la comprensioni dello spazio dell’oggetto da realizzare. Importante sarà la relativa prototipazione, sia per produzioni a livello industriale che a livello di nicchia. La prototipazione come si sta sviluppando consentirà di ottenere oggetti con sottosquadri e composti da più materiali differenti, dove la creatività ha libero sfogo.

Il tipo di mercato e i numeri da produrre determinano il break-even e quindi se fare gli stampi o no. Oggi non esiste una stampante 3D così rapida da poter sostituire gli stampi. La ricerca dei materiali da utilizzare con il rapid prototyping stanno facendo passi da gigante ma questa tecnologia è ancora molto lontana da potersi sostituire allo stampaggio se non per serie con quantità molto ridotte. Per la decorazione si riescono ad ottenere dei buoni risultati anche con il getto di inchiostro i processi sono molto rapidi, ma i costi di queste macchine sono troppo elevati utilizzabili solo per produzioni in grande serie.

Il progetto 3D deve essere sempre più utilizzato sinergicamente al Mold-flow al CAM, CAE, EDA utilizzando il PDM che si integrerà con un eventuale 4D BIM.

Tramite un gioco come sono le autopiste, riviviamo la vita di tutti giorni. Importante è giocare bene. Abbiamo rivisitato la progettazione del passato, visto la progettazione presente e immaginato la progettazione del futuro. Progettare bene è e rimane fondamentale per le aziende. Se si pensa bene prima di realizzare qualsiasi oggetto si evitano molti sprechi di denaro e tempo.

Buona progettazione a tutti.

A proposito dell'autore

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Giocare per me da bambino è correre dietro una palla, lanciare un aereoplano con l’elastico o un razzo col paracadute. Poi, più grande diventa guidare la macchina filoguidata, o il camion ribaltabile con le luci e la sirena. Poi la macchina radiocomandata via via più grande e sofisticata, e poi…. Potrei andare avanti a lungo a elencare tutte le esperienze vissute giocando (me le ricordo tutte) e non una non riguarda l’abilità, la velocità, la competizione...

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