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Ci siamo inseguiti per mesi. O meglio io l’ho inseguito per poi non raggiungerlo.
Alla fine abbiamo deciso, l’intervista la faremo a distanza. E da qui telefonate e scambi di mail, sino all’ultima stesura, quella che leggerete.

Marco Guerrieri, in arte Nonno Slot è il paradigma di quello che si chiamava un tempo il bricoleur, che lo Zanichelli traduce come “dilettante” e che oggi è stato sostituito dal più moderno e alla moda Maker. Forse anche se più metaforico, l’italiano dilettante è quello che forse meglio centra il personaggio.

E’ un termine antico, che racchiude due significati: uno è l’abilità e l’altra il divertimento. Il dilettante non è un’improvvisato, tutt’altro. il dilettante matura il frutto della competenza, ma a differenza del professionista, lo fa per piacere. E’ il piacere di fare, la molla che fa muovere l’intelligenza e di conseguenza le mani.

Le mani, la pasta di legno. Sgorbia, lima e carta vetrata. Resina. Coltelli. Vernici e barattoli. Sarà questo suo essere artigiano, quell’aria da Geppetto flower power, che lo distanzia dalla moderna immagine del manufacturer, del produttore di slotcar, che affida la sua qualità alle matematiche e ai rendering.

L’ingegnerizzazione e il digitale vivaddìo esistono, e chi li conosce e le usa ha uno sguardo ben piantato nel futuro, e non meno di Nonnoslot interpreta quell’artigianato contemporaneo che oggi riappare proprio grazie all’internet e alle tecnologie come una delle professioni dal sicuro futuro.
Certo è che un violino, una sedia, un quadro o una ceramica si possono fare anche senza.
E anche le slotcar, parrebbe.

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Nonno Slot… me lo sono sempre chiesto, come mai in un tempo di inglese imperante, per necessità o (spesso) per mancanza di originalità, tu hai scelto qualcosa di così… retrò. Eppure non lo sei.

In realtà, io sono retrò dentro (e comincio a esserlo anche fuori!). Mi hanno sempre affascinato gli anni Sessanta e Settanta: nella musica, nella moda e nell’automobilismo! Sento che in quegli anni c’erano una genuinità e un pionierismo che si sono persi. “Nonno” è il mio soprannome dall’età di 26 anni: mi piace raccontare aneddoti e storie e tendo a ripetere quelli che mi divertono di più! E “Nonno”, in questo contesto, diventa segno di italianità: ci tengo non poco!

In una nostra telefonata mi hai raccontato di come sei arrivato a diventare un produttore di slot car. Una storia che, come spesso accade, è un intreccio di casualità, destino e passione…

Da bambino, come tanti, adoravo giocare con la pista e le macchinine! Essendo “malato” di Formula1, avrei voluto tantissimi modelli che invece non esistevano: nessun produttore le aveva costruite! Così, ho cominciato a farmele: piegando a caldo del pvc, modellando scocche in vetroresina e sperimentando! Destino ha voluto che il mio vicino di casa fosse Ivano Chiapatti, che all’epoca era il prototipista di Tameo Kits e mi ha insegnato praticamente tutto.

A distanza di anni, dopo aver scoperto il mondo dei club (davvero più esteso e variegato di quanto potessi immaginare), ho pensato che forse nel mondo eravamo in tanti a desiderare modelli non ancora disponibili. Così, avvalendomi anche delle mie competenze di grafico e mettendo a frutto le conoscenze dei materiali accumulate nel tempo, mi sono messo all’opera. E “il mondo” ha confermato le mie intuizioni!

Oggi si parla di maker, di makering come del ritorno alla manualità di una generazione digitale, che coniuga artigianato e tecnologia. Tu come la vedi questa convergenza, che pure è in atto nel mondo slotcar?

Il mio eroe è Colin Chapman: con pochi fondi, ma tanto intuito e tanta creatività ha creato le Formula1 più belle e vincenti della storia. In modo analogo, non investo grandi capitali (che non ho!), ma miro a creare modellini unici, esattamente come le vere auto da corsa, che non sono auto prodotte in serie. La cosa che mi emoziona di più è pensare che ciascuna NonnoSlot che corre nel mondo è uscita dalle mie mani, pezzo per pezzo.

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Da costruttore, come ti poni rispetto alle tecnologie? è possibile e necessaria una convivenza fra tradizione e innovazione costruttiva?

Sì, certo: l’obiettivo devono essere la qualità estetica del prodotto e le sue prestazioni. Sto sperimentando, sondando, scoprendo, verificando… insomma, aspettatevi grandi sorprese!

Rimaniamo nell’ambito della tua produzione. Nonnoslot si connota nel tempo con una costante, le riproduzioni delle vetture di Formula 1, a cui da poco si è affiancata la Le Mans Series. A queste due serie se ne affiancheranno altre? Hai mai pensato alla scala maggiore, l’ 1/24?
Tra l’altro il tuo arrivo nelle Le Mans merita di essere raccontato…

Ho intenzione di continuare con le Formula1 perché NonnoSlot è Formula1! Per quanto riguarda la scala, per ora non ho pianificato l’1/24. L’esperienza con le Le Mans Series in effetti è nata in modo divertente: nel 2006 avevo conosciuto Giorgio Sernagiotto, tramite la comune passione per Johnny Herbert, e per lui avevo realizzato la grafica per il merchandising (logo, magliette, cappellini); ci siamo poi ritrovati grazie a Facebook ed è ricominciata spontaneamente una collaborazione con lui e Villorba Corse.

L’automobilismo è una passione in cui l’impegno professionale e creativo non si limita ( se si può definire un limite…) alle slotcar, ma a questo si affianca anche un’attività di grafico e fumettista. Raccontaci di questa tua esperienza. Penso che queste due attività si influenzino reciprocamente.

Ho lavorato come fumettista per più di dieci anni collaborando con le principali case editrici italiane e sono riuscito anche a togliermi lo sfizio di disegnare la storia della Formula1 per la rivista inglese “F1 Racing”. Fin dalla nascita di NonnoSlot, curo personalmente grafica e design anche del packaging. E anche per Villorba Corse ho realizzato poster a fumetti che, a ogni gara, sono stati distribuiti ai fan.

Tornando alle slotcar, vorrei un tuo giudizio su come si è evoluto il mercato in questi anni, dal momento in cui sei entrato ad oggi. Molti sentono una marcata sofferenza, ma anche molti piccoli produttori che conosco sono oberati di ordini. C’è una strana contraddizione. Il mercato è depresso o è il mercato che cambia, e depressi sono i produttori che non stanno comprendendo il cambiamento?

Le mie analisi di solito sono molto semplici: pochi dati e il mio intuito. Poi, non sempre c’è modo di confrontarsi fra produttori in modo aperto e forse è normale che ciascuno si concentri sulla propria produzione e sul proprio pubblico. Personalmente, mi faccio guidare nelle scelte dalle mie preferenze, per quanto riguarda la selezione dei modelli, e da valutazioni di esperti slottisti amici, per quanto riguarda le prestazioni e la guidabilità.

Attualmente posso dire con orgoglio che le NonnoSlot di Formula1 del 1982 in lexan stanno correndo in tutto il mondo e in tantissimi club italiani, con campionati dedicati. In particolare, l’amico Giuseppe Cutrupi dello Slot Club Acilia ha saputo fin dall’inizio comprendere le potenzialità di questi modelli dal punto di vista del divertimento, promuovendo eventi anche a livello nazionale.

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Tra le attività slottistiche hai anche quella di un coinvolgimento diretto con lo slotclub di Trino Vercellese, il Trino Slot Racing, su cui svolgi le gare del tuo campionato e che utilizzi come pista test delle tue auto. Come è andato quest’anno e che iniziative stai realizzando?

Il coinvolgimento è iniziato da poche settimane: si sono svolte due gare del campionato in cui corrono le Formula1 in lexan di cui dicevo e venerdì 28 ottobre partirà il campionato W.E.C., studiato in modo da agevolare un’ampia partecipazione: è molto probabile, infatti, che ogni slottista possieda già un’auto pronta per gareggiare (GT2, GT3, P1 – Slot.it modelli Le Mans, NSR Mosler, Avant Slot, ecc.). Per me la priorità è che le persone si divertano in un ambiente sereno e goliardico e questo è lo spirito che guiderà anche le prossime iniziative! P.s.: a fine gara non mancano mai una fetta di torta e un bicchiere di vino per tutti!

Sempre rimanendo sul tema piste e club: in molti lamentano una disaffezione verso il club, e il prevalere nello slottismo della dimensione “casalinga”. Secondo il tuo giudizio è giustificata questa visione, è un fatto negativo, cosa dovrebbero fare gli slotclub per invertire questa tendenza?

Anch’io, in effetti, ho una Scalextric da 58 metri in casa: basta che scenda una rampa di scale…! 🙂 La dimensione del gruppo, però, è un’altra cosa: basta che ci sia vero spirito di gioco, senza fanatismi, la curiosità sempre viva, e condividere una serata di slot rimane un gran piacere! Amo girare per club e andare a Cantù da Mister Arnaboldi, al Brianza Slot Club da Pallini e a Cambiano al LeAli Slot Club mi fa sentire in famiglia: ci sono ambienti davvero accoglienti che consiglierei anche ai principianti.

Ok, parliamo di futuro dello slot. Che cosa vedi nella tua sfera di cristallo?

In generale, spero che lo slot riesca ancora ad affascinare i più giovani, come ho riscontrato in tanti eventi pubblici. Un gioco in sé semplice, che lascia spazio a molti approfondimenti tecnici per gli appassionati. Per quanto riguarda Nonno Slot, vedo una lunga vita per i modelli in lexan attuali e per le nuove carrozzerie in arrivo, tanti campionati in giro per l’Italia…e poi… non chiedermi altro perché sarebbe come aspettarsi che Adrian Newey ti mostrasse i disegni dell’auto 2017!!! 😉

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